PerformIA Culture prosegue con il percorso alla scoperta degli artisti che hanno deciso di sperimentare attraverso strumenti di intelligenza artificiale. È interessante osservare come molti degli artisti che operano in questo campo non nascano come tali, ma approdino al mondo dell’arte successivamente, ad esempio a seguito dei propri studi e della propria formazione scientifica.
Un punto di vista molto interessante ce lo dà Mike Tyka, artista multidisciplinare che nasce come scienziato. Si forma, infatti, in Biochimica e Biotecnologia ed è proprio ispirandosi alla struttura delle molecole proteiche che realizza le sue prime opere d’arte. La sua produzione artistica coniuga la scultura tradizionale e la tecnologia moderna, come la stampa 3D e le reti neurali artificiali. Nella serie Sculture molecolari, le opere rappresentano proteine molecolari realizzate in vetro colato e bronzo e sono basate sulle precise coordinate di ogni rispettiva molecola, attraverso le quali esplora la bellezza nascosta di un microcosmo invisibile. Nella serie AI Deepdream, Tyka esplora il potenziale degli algoritmi DeepDream e delle GAN come mezzo e strumento artistico, attraverso la creazione di immagini create simultaneamente e sovrapposte: i risultati riportano a una dimensione onirica e allucinogena.
Un altro artista che proviene dal mondo della ricerca scientifica è Memo Atken, ingegnere e informatico che da tempo lavora e sperimenta tecnologie in grado di creare immagini, suoni e installazioni, con l’obiettivo di arrivare al cuore della natura e della condizione umana, esplorandola in ogni suo aspetto e mostrandoci le infinite connessioni del mondo intorno a noi attraverso strumenti sempre nuovi. Affascinato dall’Intelligenza Artificiale e dal rapporto uomo-macchina, dà vita al progetto Learning to See, in cui il pubblico può modificare a piacimento una serie di oggetti disposti su una superficie inquadrata da una telecamera, le cui immagini vengono poi rielaborate da una serie di reti neurali addestrate con diversi set di dati che rimandano agli elementi naturali e allo spazio. In questa opera, utilizzando algoritmi di Machine Learning vengono generati output simili a quelli che potrebbero essere creati da un essere umano attraverso l’osservazione di ciò che lo circonda, invitandoci a riflettere sul tema della percezione e su come la nostra visione, così come quella della macchina, sia influenzata dal nostro pregresso, dal nostro passato. Nella serie Meditations, installazione audiovideo di lunga durata, Atken invita lo spettatore a intraprendere un viaggio spirituale attraverso l’osservazione di immagini e suoni in continuo mutamento, narrati attraverso l’immaginazione di una profonda rete neurale artificiale. Lo scopo è quello di farci percepire la nostra esistenza strettamente connessa all’equilibrio evolutivo del mondo in cui viviamo.
Tra gli artisti italiani che utilizzano strumenti d’innovazione tecnologica per la realizzazione delle proprie opere, troviamo Mauro Martino. Artista e scienziato, è un pioniere nell’uso delle reti neurali artificiali nel campo della scultura per cui ha creato nuovi linguaggi espressivi fino ad arrivare alla realizzazione di opere materiche in stampa 3D, tra cui il David, realizzato ispirandosi dalla famosa opera di Michelangelo. Nell’opera Strolling Cities trova un punto d’incontro tra le nuove tecnologie e l’approccio umanistico in un progetto che unisce AI generativa, voce umana, poesia e paesaggio urbano. Le video istallazioni dedicate a dieci città italiane sono state realizzate alimentando le AI generative con set di dati composti, oltre che da milioni di immagini fotografiche inedite – scattate appositamente per la realizzazione del progetto – e da poesie e prose poetiche dedicate alle città. Per farlo, la macchina ha imparato ad assimilare stringhe di nomi, aggettivi e descrizioni proposte attraverso la voce umana, tutti dati che sono stati usati come input per immaginare paesaggi urbani. Alle scelte estetiche, quindi, è stata affiancata la tecnologia Voice-to-City, che permette di interagire con la macchina attraverso la voce e la poesia. In Strolling Cities le parole diventano immagini che la macchina genera agganciandole fra loro, codifica un linguaggio legato al paesaggio e genera immagini on the fly, imparando come si fanno le città e inventandole insieme alla voce dell’utente. Mauro Martino consente, attraverso l’opera, la fruizione di una nuova esperienza di poesia visuale realizzata insieme all’Artificial Intelligence. Queste sono le città che esistono e non esistono, e non ce ne saranno mai due uguali.
Appuntamento al prossimo episodio di PerformIA Culture, in cui continueremo la nostra esplorazione alla scoperta degli artisti che usano le AI come fonte di ispirazione.