PerformIA Culture torna con una nuova puntata nel viaggio virtuale tra le opere di quegli artisti che nel loro percorso creativo hanno deciso di sperimentare, esplorando la relazione tra capacità umana e tecnologia. Oggi approfondiamo il lavoro di Sofia Crespo, Harshit Agrawal e Tom White.
Le opere di Sofia Crespo sono caratterizzate, in modo particolare, da una forte interazione tra biologia, tecnologia e natura. Uno dei suoi principali interessi è studiare il modo in cui la vita organica utilizza meccanismi artificiali per simulare sé stessa ed evolversi, implicando l’idea che le tecnologie siano un prodotto della vita organica che le ha create e non un elemento distante e separato. Si fa portavoce di un punto di vista inclusivo sull’interazione uomo-tecnologia. La sua arte si concentra sulla creazione di organismi sintetici e di paesaggi digitali immaginari generati da algoritmi e da tecniche di machine learning. Le sue opere spesso prendono forma in immagini e sculture generative che sembrano mescolare elementi biologici e tecnologici in modo armonioso. Un aspetto interessante delle opere dell’artista è l’interazione tra le diverse parti delle opere stesse. Ad esempio, alcune delle sue sculture digitali sono composte da diverse parti che sembrano interagire tra di loro, creando un effetto di vita e movimento. In questo modo, Crespo esplora il concetto di simbiosi e di interazione tra diversi organismi. Le sue opere combinano tecniche avanzate di modellazione e stampa 3D, ad algoritmi e tecniche di machine learning per generare forme organiche e suggestive, come nella serie di sculture Symbiotic Spheres in cui organismi sintetici con strutture complesse e dettagliate che richiamano le forme della natura, sembrano vivere e respirare. In Botanica Absentia troviamo un’altra serie di sculture che rappresentano piante immaginarie, create attraverso la combinazione di elementi naturali e sintetici, che esplorano il concetto di ibridazione tra la natura e la tecnologia.
Harshit Agrawal è un artista che attraverso le sue opere, esplora le relazioni tra l’uomo e l’ambiente, attraverso temi come la natura, la sostenibilità, la spiritualità e l’identità. Utilizza la tecnologia in diversi modi combinandoli tra loro e invitandoci a riflettere sul nostro rapporto con le nuove tecnologie. Spesso incorpora elementi di realtà mista a finzione per creare opere che esplorano la linea sottile tra reale e virtuale. Nella serie Latent Landscapes, ad esempio utilizza il tema del paesaggio reinterpretandolo attraverso l’uso delle GAN e modificando successivamente gli output generati, spingendosi al limite del processo creativo condiviso con la macchina. Nella serie Masked Reality Agrawal coniuga tradizione e Intelligenza artificiale in un’opera interattiva in cui il volto di uno spettatore si trasforma in tempo reale nell’immagine di maschera rituale indiana. Harshit Agrawal è un precursore nell’uso dell’AI nelle sue opere, oltre a riuscire a combinare in modo assolutamente armonico tecnologia e tradizione.
Tom White è un artista neozelandese interessato a studiare attraverso strumenti di Intelligenza artificiale come le macchine riconoscono, articolano e interpretano il mondo intorno a loro. La sua opera indaga lo sguardo algoritmico, man mano che la percezione della macchina diventa più pervasiva nella nostra vita quotidiana, il mondo visto dai computer diventa la nostra realtà dominante. White esplora questo fenomeno dando agli algoritmi una voce con cui parlare, creando stampe fisiche astratte, classificate e riconosciute in modo affidabile dalle reti neurali. Nella serie Synthetic Abstractions, progetta sistemi di disegno che consentono alle reti neurali di produrre stampe a inchiostro astratte che rivelano i loro concetti visivi. Sorprendentemente, queste impronte sono riconosciute non solo dalle reti neurali che le hanno create, ma anche universalmente, dai sistemi di intelligenza artificiale che sono stati addestrati a riconoscere quegli stessi oggetti. Utilizzando il sistema di disegno fornito, le reti neurali esprimono direttamente in semplici disegni a inchiostro le proprie versioni di queste categorie, creando forme astratte che trasmettono la loro comprensione del mondo. La composizione, le linee e i colori sono scelti dalle reti neurali che tentano di fare in modo che il disegno rappresenti al meglio il concetto. Sebbene queste reti siano state addestrate solo su immagini del mondo reale, quando sono costrette a esprimersi in modo astratto sono in grado di creare forme più semplici che corrispondono alle loro rappresentazioni interne. Dopo aver effettuato una stampa, l’artista verifica che il disegno generato dal computer sia ampiamente riconosciuto da altri sistemi di visione di AI. Ad esempio, dai sistemi di riconoscimento delle immagini di Google e Amazon. Questo suggerisce all’artista che le forme sono compatibili con un linguaggio visivo universalmente riconosciuto dalle macchine. Per l’artista la capacità di rappresentare astrattamente concetti che a nostra volta riconosciamo, suggerisce che potremmo avere più cose in comune con le macchine che stiamo creando, di quanto realizziamo.